infami carogne

Primo maggio, Napoli. In mattinata parte il corteo da Piazza Mancini; dopo poche centinaia di metri, all’altezza di Porta Nolana, un gruppetto di quattro/cinque fascisti si fa notare ai margini della manifestazione. È evidente la provocazione, si sentono sicuri, i loro amici sbirri probabilmente gli avevano promesso la loro protezione (Piazza Navona ce lo insegna) ma qualcosa non va secondo i loro piani. Vengono riconosciuti e invitati ad allontanarsi; loro fanno gli spacconi, si sentono le spalle coperte. Vola qualche insulto e qualche spintone; la situazione precipita e le merde sono costrette a scappare con la coda tra le gambe. Uno di loro, il più coglione, sbaglia strada, si rifugia in un negozio dove viene raggiunto e picchiato; successivamente arriva altra gente e il coglione viene accoltellato.
La provocazione è andata male e poteva andare anche peggio.
Immediatamente inizia il piagnisteo degli “eroi del terzo millennio” che parlano di un’aggressione ad un ragazzo che si trovava a passare per caso, da parte di un gruppo di manifestanti violenti. Non hanno un minimo di dignità. Subito dopo esce un comunicato, firmato da Iannone (il capo di casa pound) che da politicante incallito specula sull’episodio con il chiaro intento di dare visibilità al raduno fascista del sette maggio successivo a Roma. Tentativo di sciacallaggio fallito vista l’esiguità delle presenze.
Il negozio è dotato di telecamere per cui hanno registrato tutte le fasi dell’accaduto. La DIGOS non sta a guardare e con una celerità impressionante se ne appropria il pomeriggio stesso.
Martedì 11, di mattino presto, gli sbirri si presentano a casa di un nostro compagno per una perquisizione (gira voce che ne hanno fatto altre due). Il compagno non è in casa e quindi diventa difficile capire il motivo della visita. Solo dopo qualche giorno si verrà a sapere che l’accusa è quella di concorso in tentato omicidio in relazione ai fatti avvenuti il primo maggio.
Lo stupore viene subito sostituito dalla rabbia. Un nostro compagno rischia anni di galera per colpa di quei questurini di casa pound. Il connubio tra DIGOS e fascisti ha dato il suo risultato. Naturalmente non poteva mancare il contributo dello scribacchino di turno, che risponde al nome di Leandro Del Gaudio, il quale pubblica su ”Il Mattino” un articolo farneticante ma ricco di particolari che solo la DIGOS poteva conoscere, in cui il nostro compagno viene indicato come l’autore dell’accoltellamento e appartenete all’area anarchica verso cui, dice il servo scemo della questura, si rivolgono le attenzione degli inquirenti.
La cosa non ci sorprende, ogni occasione è buona per togliersi qualche sassolino dalle scarpe.
C’è da dire che l’episodio del primo maggio un certo imbarazzo nel movimento lo ha creato, le chiacchiere girano, si disserta sull’opportunità di un certo tipo di risposte ecc. Viene pubblicato un comunicato in cui, dopo una lunga disamina sulle dinamiche dell’antifascismo sviluppatesi negli ultimi tempi, si prendono le distanze dall’uso dei coltelli e altre amenità del genere.
Sinceramente avremmo preferito non leggere certe cose. Non ce n’era bisogno.
Si ha la netta sensazione che qualcuno voglia giustificarsi di fronte al potere.
Non ci interessa fare proclami o l’apologia di certe pratiche ma teniamo a precisare che le provocazioni di certi gruppuscoli nostalgici del fascismo non possono e non devono passare inosservate. Una risposta è necessaria sempre, anche molto violenta se il caso lo richiede. Non possiamo dimenticare le aggressioni ricevute dai compagni, le violenze che immigrati, omosessuali, barboni ecc, subiscono quotidianamente da questi servi in camicia nera.
La nostra posizione sull’antifascismo è nota. Siamo perfettamente coscienti che questi individui non sono altro che uno dei bracci armati del potere democratico e in quanto tali vanno colpiti con ogni mezzo necessario, tenendo ben presente chi è il vero responsabile di certi episodi.
Un forte saluto e tutta la nostra solidarietà vanno al nostro compagno e a chiunque verrà coinvolto in questa faccenda.
Noi non staremo a guardare

ANARCHICI A NAPOLI

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from the depths

da radiocane

In occasione del loro concerto alla VillaVeganSquat di Milano abbiamo incontrato Neal e Brian, due componenti dei From The Depths band punk/hc americana.
I from the depths non sono solo una band che fa punk ma sono anche un collettivo anarchico collegato ai CWC – Crimeth.Inc. Ex Workers Collective (http://www.crimethinc.com/), componente del movimento libertario americano composta da diversi collettivi indipendenti e autonomi sul territorio.
Con loro abbiamo parlato della scena punk/hc americana ma soprattutto della situazione politica e sociale negli Usa, del supporto ai prigionieri e delle lotte del movimento libertario statunitense.

ascolta qui

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su via triboniano

Ascolta le dirette da dentro il campo ieri pomeriggio (quando secondo qualcuno non siamo riusciti ad entrare…)
 

 

A tre giorni dalla sommossa,
la polizia circonda ancora il campo rom di via Triboniano, a Milano.
Questa volta il cordone di celerini non serve per tenere i rom lontani dalla città, esclusi ed invisibili. Serve per non fare entrare la città dentro al campo.
E già, perché questo pomeriggio era prevista l’assemblea pubblica che
avrebbe dovuto fare incontrare i rom in lotta di Triboniano con tutti
quelli che, all’esterno dei campi, pensano che la loro lotta sia una
lotta importante per tutti, per mille buone ragioni. Del resto il
vicesindaco De Corato ieri sera l’aveva annunciato: nessuna assemblea
al campo sarebbe stata permessa. E pure Maroni ci aveva messo del suo,
sostenendo da Varese che rom e rivolta sono un binomio assolutamente
«intollerabile».

E così, questo pomeriggio, chi voleva entrare in via
Triboniano ha trovato la polizia schierata: spintoni e urla. Ma il
campo ha mille entrate e qualcuno riesce a passare, e poi oramai questo
è territorio amico per gli antirazzisti: le porte si aprono silenziose
per accoglierli mentre mille occhi controllano i movimenti degli agenti
in borghese che girano coi binocoli in mano e perquisiscono persino i
cessi
per trovare e cacciare i solidali. I veri intrusi nel
campo sono loro, i poliziotti, che ripetono senza apparente vergogna un
copione scritto settant’anni fa e mai definitivamente stracciato. Anche
se riescono ad impedire una assemblea pubblica, non riescono a far
fallire questo
incontro: furtivo e quasi clandestino, ma che chiarisce fino in fondo chi sta con chi e chi invece è contro tutti.

Ascolta il racconto di Giuliano a Radio Blackout, mentre se ne sta nascosto tra le baracche protetto dagli abitanti del campo:

http://www.autistici.org/macerie/wp-content/plugins/audio-player/player.swf

macerie @ Maggio 24, 2010

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