Ascolta le dirette da dentro il campo ieri pomeriggio (quando secondo qualcuno non siamo riusciti ad entrare…)
A tre giorni dalla sommossa,
la polizia circonda ancora il campo rom di via Triboniano, a Milano.
Questa volta il cordone di celerini non serve per tenere i rom lontani dalla città, esclusi ed invisibili. Serve per non fare entrare la città dentro al campo.
E già, perché questo pomeriggio era prevista l’assemblea pubblica che
avrebbe dovuto fare incontrare i rom in lotta di Triboniano con tutti
quelli che, all’esterno dei campi, pensano che la loro lotta sia una
lotta importante per tutti, per mille buone ragioni. Del resto il
vicesindaco De Corato ieri sera l’aveva annunciato: nessuna assemblea
al campo sarebbe stata permessa. E pure Maroni ci aveva messo del suo,
sostenendo da Varese che rom e rivolta sono un binomio assolutamente
«intollerabile».
E così, questo pomeriggio, chi voleva entrare in via
Triboniano ha trovato la polizia schierata: spintoni e urla. Ma il
campo ha mille entrate e qualcuno riesce a passare, e poi oramai questo
è territorio amico per gli antirazzisti: le porte si aprono silenziose
per accoglierli mentre mille occhi controllano i movimenti degli agenti
in borghese che girano coi binocoli in mano e perquisiscono persino i
cessi per trovare e cacciare i solidali. I veri intrusi nel
campo sono loro, i poliziotti, che ripetono senza apparente vergogna un
copione scritto settant’anni fa e mai definitivamente stracciato. Anche
se riescono ad impedire una assemblea pubblica, non riescono a far
fallire questo incontro: furtivo e quasi clandestino, ma che chiarisce fino in fondo chi sta con chi e chi invece è contro tutti.
Ascolta il racconto di Giuliano a Radio Blackout, mentre se ne sta nascosto tra le baracche protetto dagli abitanti del campo:
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macerie @ Maggio 24, 2010