per un corteo contro la repressione

L’arresto di Tonino, avvenuto a seguito degli scontri che si sono verificati durante il corteo del 1° maggio come conseguenza di una provocazione fascista, è emblematico del nuovo corso delle politiche securitarie attuate nella città di Napoli, essendo impegnato nelle varie lotte presenti sul territorio cittadino, che si oppongono alla supina accettazione delle regole che vogliono imporci.

Insieme a lui continuano ad essere colpiti tutti coloro che si oppongono alla devastazione del territorio, alle politiche razziste, alla disoccupazione, al precariato. Decine di denunce rifuardano chiunque esprima dissenso, in linea con la “tolleranza zero” dichiarata da Bonfiglio, il capo della digos da poco insediatosi: il blitz al centro sociale Officina 99 in cui 6 compagni sono stati fermati, le manganellate ai manifestanti di Terzigno, centinaia di provvedimenti nei confronti dei disoccupati sono tutti ottimi esempi della nuova linea dura.

Il controllo del territorio si impone dunque su una città che vive sulla propria pelle condizioni di vita sempre più dure che rischiano di creare una situazione esplosiva. La presenza dell’esercito, dei corpi di polizia municipale impegnati nella caccia al clandestino, l’incremento del numero di poliziotti e carabinieri, le migliaia di telecamere attive nella città sono funzionali al controllo del territorio, così come le organizzazioni neofasciste che come al solito vengono utilizzati a fini provocatori.

Il tutto per tentare di contenere le espressioni delle innumerevoli contraddizioni di una città dove una grossa parte della popolazione vive grazie a lavori al margine della legalità o totalmente illegali, una città in cui le sue carceri scoppiano per il numero elevatissimo di arresti che vengono effettuati quotidianamente e a cui vanno aggiunte le migliaia di persone che subiscono misure restrittive quali arresti domiciliari, sorveglianza speciale o pene che si tramutano in sanzioni pecuniarie o amministrative.

Il chiaro intento è quello di normalizzare un territorio per adeguarlo agli standard europei. Di qui il cambiamento dell’assetto urbano dei quartieri popolari in cui non siano più presenti ambulanti ed extracomunitari per strada e mercati all’aperto nei posti più centrali.

Riteniamo inoltre che Napoli e la Campania siano territori di sperimentazione delle politiche securitarie, come già abbiamo avuto modo di constatare ad esempio nel caso della cosiddetta “emergenza rifiuti”, quando è stata affidata all’esercito la gestione dei siti indicati come discariche e all’inceneritore di Acerra, atto propedeutico all’utilizzo dei militari nel controllo delle strade e dei quartieri di molte città italiane.

Per questo riteniamo necessaria una grossa mobilitazione che coinvolga individui e realtà in lotta, sia a livello cittadino che a livello nazionale, e che dia una risposta forte a chi vorrebbe farci chinare la testa e trasformarci in sudditi passivi.

Coordinamento contro la repressione

prossimi appuntamenti

martedì 5 ottobre, alle ore 16 presso l’aula Lorusso in via Mezzocannone 16

Assemblea per l’organizzazione di un corteo nazionale

mercoledì 6 ottobre, alle ore 10,30, piazzale Cenni

Presidio in occasione dell’udienza per i fatti di Pianura

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