napoli: parla il questore

paola perez del quotidiano “il mattino” da voce al nuovo questore di napoli santi giuffrè: non potevamo aspettarci di peggio dalle dichiarazioni del regista della nuova linea dura, che in questi ultimi giorni ha portato a numerosi arresti e denunce. come commentare… chi semina vento raccoglie tempesta.

NAPOLI (28 ottobre) – Bus turistici presi a martellate. Sit-in sui binari di Napoli Centrale con disagi alla circolazione dei treni, con almeno 5mila viaggiatori bloccati per tre ore. Scontri con la polizia: è il bilancio dell’ennesima giornata di guerriglia dei disoccupati in città. «La piazza è in ebollizione», dice il questore Santi Giuffrè, «non possiamo aspettare che accada qualcosa di grave». Il tono della protesta sta salendo, e si teme sia destinato a salire ancora: «Ma non è la rabbia dei disperati, dietro c’è un vero e proprio disegno criminoso. Una vendetta, un braccio di ferro con le istituzioni, perché ormai appare evidente che non ci sono più soldi per finanziare progetti di sostegno, che i “palazzi” non hanno più intenzione di ricevere delegazioni dei senzalavoro. E noi abbiamo il dovere di proteggere cittadini e turisti dall’assedio. Napoli è stanca di essere ostaggio di queste violenze quotidiane e non mostra alcuna solidarietà nei confronti di chi le mette in atto».

Forse perché la disoccupazione non è un problema circoscritto a chi scende in piazza.
«Ci sono operai in cassa integrazione. Artigiani in crisi. Giovani laureati costretti a lavorare come schiavi nei call center per poche centinaia di euro al mese. Persone perbene che non mettono a ferro e fuoco la città. Come pretendono, questi disoccupati organizzati, di avere la simpatia della gente? E quando poi si arriva a dare l’assalto ai pullman dei turisti, perché stupirci se i visitatori stranieri scappano via da Napoli?».

Una situazione esplosiva. Peggiore della crisi rifiuti?
«Non amo fare classifiche tra le emergenze. Sono cose diverse. A Terzigno la protesta nasce tra la gente in modo spontaneo, per ragioni che si possono anche comprendere, e accoglie poi l’infiltrazione di soggetti violenti. Questa dei disoccupati è un’altra storia. Potrei dire guerriglia, se non fosse un termine che non mi piace usare. Siamo di fronte ad azioni criminose, molto spesso studiate a tavolino, e come tali le dobbiamo trattare. Chi commette un reato deve essere arrestato; nello stempo tempo, va avviata un’azione investigativa per stabilire chi sono i responsabili dei raid. In questo le telecamere ci sono di grande aiuto».

Un cambio di passo deciso.
«A chi mi accusa di adottare la linea dura, rispondo che mi limito a far rispettare la legge. Sono i cittadini che lo chiedono».

Sente un diverso atteggiamento da parte dei napoletani?
«Basta stare in strada per capire che non ce la fanno più a restare bloccati nel traffico o, peggio, a subire aggressioni mentre viaggiano sui mezzi pubblici. All’esterno, invece, mi sembra che il problema sia sottovalutato».

Si riferisce ai mezzi di informazione?
«Anche al sentire comune. Quando fuori Napoli si parla di Napoli sembra che esista solo il problema immondizia: dell’emergenza disoccupati non si accorge nessuno, forse perché i senzalavoro organizzati vengono considerati come un elemento ”folcloristico” del territorio. La percezione cambierebbe soltanto se accadesse qualcosa di grave. Ma non possiamo certo aspettare che qualcuno rimanga ferito, o peggio ancora».

Si preoccupa in particolare per i turisti?
«Purtroppo accogliamo i visitatori nel peggiore dei modi. Truffatori che fanno il ”pacco”, tassisti che cercano di portarli a Sorrento invece che alla stazione, disoccupati che vanno all’assalto dei pullman…Così si rischia di veder scomparire la principale risorsa economica di questa città».

Quanto incide, nei compiti di polizia, la tutela dell’ordine pubblico?
«Tantissimo. In una giornata-tipo, non particolarmente a rischio, abbiamo 300 uomini impegnati sui disoccupati e altri 500 a Terzigno. Quando ci sono anche le partite di calcio arriviamo fino a mille, milleduecento unità».

Mentre stiamo parlando arriva la notizia di un omicidio a San Giovanni: il controllo della piazza sottrae energie alla lotta contro la camorra?
«È inevitabile. I cittadini vorrebbero sentirsi sicuri; chiedono pattuglie, pattuglie, pattuglie. Ma come si fa, se così tanti agenti devono occuparsi dei cortei? Non ho mica la fotocopiatrice per sfornare altri poliziotti».

Cosa si aspetta per i prossimi giorni? Un inasprimento della «battaglia» con i disoccupati?
«Purtroppo sì, temo che andrà sempre peggio. Hanno capito che per loro non ci sono risposte. Nell’agenda ho segnato in rosso un paio di date. Il 30 ci sarà il corteo dei precari della scuola: per ora i senzalavoro non hanno dato la loro adesione, ma non possiamo escludere che si facciano vivi, con tutte le incognite del caso. Un altro appuntamento delicato è previsto per il 6 novembre: Napoli ospiterà la manifestazione nazionale degli anarchici. E poiché il tema sarà la repressione, dovremo tenere gli occhi bene aperti».

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