la loro repressione non è che la loro debolezza

testo distribuito a napoli in occasione dell’assemblea pubblica del 30 gennaio 2012 in solidarietà con i/le compagn* arrestat* per la lotta contro il tav

All’alba del 26 gennaio i soliti loschi figuri sono entrati a perquisire le abitazioni di diversi compagni e stavolta anche vari spazi occupati. Su richiesta della Procura di Torino i PM Giuseppe Ferrante, Manuela Pedrotta e Nicoletta Quaglino hanno emesso 26 ordini di arresto e svariate misure restrittive. L’accusa è quella di aver partecipato agli scontri avvenuti il 27 giugno e 3 luglio a Chiomonte, in Val Susa, quando migliaia di persone hanno cercato di difendere e di occupare successivamente l’area destinata ai cantieri per la costruzione della linea per i treni ad alta velocità.

A Napoli è stata perquisita, per l’ennesima volta negli ultimi mesi, l’ex abitazione di Alessio, destinatario di uno dei provvedimenti di custodia cautelare, e lo spazio anarchico 76 A dove è stato sequestrato materiale comunemente usato in qualsiasi officina e in qualsiasi palestra o teatro.

Immediatamente si è scatenata la canea mediatica. Ogni qualvolta una rivolta prende forma e vigore, il potere, attraverso l’utilizzo della sua servitù pennivendola, crea lo spauracchio per strumentalizzare, banalizzare e sminuire le lotte e per condizionare negativamente l’opinione pubblica: i camorristi nelle rivolte in Campania contro l’apertura delle discariche, i mafiosi in Sicilia nelle rivolte dei forconi, i casalesi nelle lotte dei TIR a Caserta, gli anarco-insurrezionalisti per gli attacchi a Equitalia, i black block il 15 ottobre a Roma ed i professionisti della violenza in Val Susa.

Cambiano i termini ma la sostanza rimane la stessa: una volta era di moda definirci “terroristi”, ora amano definirci anarco-insurrezionalisti, black block, turisti della violenza.

Tutto questo allo scopo di fare terra bruciata attorno alle lotte.

Gli inquisitori, Caselli in testa, capo della procura di Torino, continuano a ripetere che non hanno voluto colpire il movimento No Tav nel suo insieme, ma solo quelle persone che sono “uscite dal perimetro che la legge consente”. Insomma se esprimi il tuo dissenso in maniera educata, sommessa e senza creare tanti problemi va tutto bene. Se osi alzare la testa ed esprimere la tua rabbia senza mediazioni o remore di sorta allora sarai colpito senza pietà e si schiuderanno per te le porte delle patrie galere.

Il dissenso che il potere accetta non è soltanto quello circoscritto tecnicamente dai codici di legge, ma soprattutto quello che legittima e che offre nuove vie di sviluppo e di sopravvivenza al sistema capitalistico stesso. Insomma bisogna dividere i manifestanti “buoni” da quelli “cattivi”.

Quello che sta accadendo in Val Susa l’abbiamo già vissuto in Campania durante le lotte di Pianura, Chiaiano e Terzigno a seguito delle quali sono state inquisite ed arrestate decine di persone i cui processi sono ancora in corso.

Prodi prima e Berlusconi poi, per soffocare del tutto le rivolte contro l’apertura delle discariche, in Campania dichiararono i luoghi destinati alla devastazione siti di interesse strategico nazionale gestiti e difesi dall’esercito.

Lo stesso è successo in Val Susa nel momento in cui la lotta ha raggiunto dimensioni oramai ingestibili per il potere. Il modello Campania ha fatto scuola.

Per noi è chiaro che lo scopo ultimo di queste operazioni è quello di colpire tutte quelle pratiche radicali che attaccano in maniera diretta i simboli, le strutture e gli uomini del potere. Questo è ciò che temono; arresti e perquisizioni sono la reazione di un potere impaurito da tali pratiche. Questo è il loro punto debole ed è su ciò che dobbiamo concentrare le nostre forze e il nostro agire per scardinare tutti quei meccanismi su cui questo sistema si regge.

La violenza espressa in quei giorni in Val Susa non è che una piccola risposta a quella che subiamo quotidianamente.

anarchici a napoli

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