Il 20 marzo, a Napoli, il Centro Studi Libertari di Montesanto, luogo d’incontro del gruppo anarchico Louise Michel, viene invaso e perquisito da circa 20 sbirri tra cui polizia postale, artificieri, antiterrorismo.
Col pretesto di due piccoli reati (manifestazione non autorizzata e interruzione di pubblico servizio in seguito al blocco di un treno ad alta velocità in solidarietà con gli arrestati per gli scontri in Val Susa), i 20 impavidi sequestrano svariati opuscoli, lettere, manifesti, giornali, qualche libro, il PC e fotografano tutto ciò che trovano sul loro cammino: striscioni, l’intera biblioteca e l’interno di un pericolosissimo e sospetto frigorifero.
Il centro studi, nel quartiere di Montesanto dal 1975, per loro è il covo dove si organizzano i reati suddetti e la sede della stamperia clandestina del mensile ad alto potenziale La Miccia.
Normale amministrazione per loro, portata avanti con i soliti metodi triti e ritriti che non ci colgono di sorpresa e che certamente non temiamo.
La sorte vuole che durante la perquisizione gli sbirri trovano una lettera di rivendicazione della FAI, Federazione Anarchica Informale, relativa ai pacchi bomba del dicembre 2010. Non credono ai propri occhi, l’inafferrabile organizzazione terroristica anarchica che semina il panico tra sbirri, consoli, Equitalia e altri porci di simile caratura lascia una traccia a poche centinaia di metri dalla questura. Come l’Eldorado per i conquistatori il ritrovamento della rivendicazione dà il via alle più perverse fantasie alla ricerca del motivo sul perché quella lettera si trovasse a Montesanto. La digos di Napoli da un lato fa sprecare ai pennivendoli al suo servizio fiumi di inchiostro sul ruolo cardine degli anarchici napoletani all’interno dell’organizzazione terroristica, utilizzando gli stessi metodi di un giornale scandalistico di infimo ordine; dall’altro, in pieno delirio da novelli CSI, spende fior di quattrini alla ricerca di tracce di DNA e impronte digitali sulla lettera trovata e conservata in una preziosa teca. Ma purtroppo per loro i pericolosi terroristi non hanno lasciato traccia. Presumibilmente l’unico responso delle analisi avrà incastrato un postino incensurato che torchiato per ore sarà stato rilasciato col monito di indossare i guanti quando recapiterà le rivendicazioni la prossima volta.
Il lavoro infame tenuto in sordina per qualche mese esplode con nuova virulenza di fronte all’arresto di due compagni a Torino, Nicola Gai e Alfredo Cospito, accusati di aver sparato nelle gambe di Adinolfi a Genova. Si scopre dai giornali che nella conferma della custodia cautelare di uno dei due hanno avuto un peso rilevante le indagini della digos sugli anarchici napoletani.
Ancora una volta intrecci da Novella 2000 sono sbattuti sui giornali con tanto di nomi e cognomi.
Non ci interessa prendere distanze o avallare quanto scritto dai giornali, né discutere attorno alla veridicità delle intercettazioni. Consideriamo operazioni di tal genere mere forme di infamia, tentativi di trascinare i compagni in un mondo che non gli appartiene, fatto di innocenti e di colpevoli, di capi, di sottoposti, di ordine e di obbedienza.
Per cercare di mantenere in vita il mondo in cui sguazzano, questi mentecatti non esitano a ricorrere a meschinità di ogni genere: fare terra bruciata attorno a chi vive diversamente da loro; creare o evidenziare disaccordi tra compagni; sputtanare pubblicamente frasi e nomi. Appropriarsi dell’intimità degli altri e metterli alla gogna è il loro mezzo preferito per scavare solchi tra chi sostiene questo esistente e chi lo combatte.
Non smetteremo mai di urlare la nostra solidarietà, complicità, il nostro sostegno a chiunque finisce nelle maglie repressive e diventa agnello sacrificale davanti alla pubblica opinione. Allo stesso tempo rinnoviamo il nostro odio e disprezzo verso chi usa le nostre vite sperando di ricavarne del profitto.
Alfredo, Nicola, Elisa, Giulia, Katia, Paola, Stefano, Sergio, Alessandro, Giuseppe, Marco, Gabriel, Massimo, Daniela, Alessio, Maurizio, Juan, Rose Anne, Francesco, Costa e tutti i compagni nelle mani dello stato: sempre al vostro fianco e mai giudici di nessuno.
Anarchici a Napoli