pazzi al perditempo

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lettera di gabriel pombo da silva sulle condizioni di marco camenisch

riceviamo e pubblichiamo

“Noi viviamo oltre il bene ed il male, perché il tutto quel che è grande appartiene alla bellezza! Così il “delitto”così la “perversione”, così il “dolore”! E noi desideriamo essere grandi come il nostro “delitto”! Per non calunniarlo. Desideriamo essere grandi come la nostra “perversione”! Per renderla cosciente. Desideriamo essere grandi come il nostro “dolore”! Per essere DEGNI. Perché veniamo dall’alto. Dalla casa della bellezza…” Renzo Novatore
 

Con ogni certezza, questa bellezza infinita è, compagni, quello che i cosiddetti “servizi sociali 2 del carcere di Lanzburg ”rimproverano” al nostro fratello Marco Cmenisch. La sua dignità e grandezza deve essere una terribile “minaccia” per chi è abituato ad esercitare un potere assoluto su di una popolazione inerme e senza alcun tipo di coscienza politica come i carcerati del piccolo paese svizzero. Rimprovero e “timore”; poi già si sa quando i “simboli” si trasformano in “esempi” e gli “esempi”… e così seguitando. Nella piccola e potente Svizzera (dove Marco è l’unico prigioniero politico) i capi inquisitori del dominio non si accontentano solo di sequestrare per decadi il corpo del nostro compagno, ma pretendono(inutilmente) la “rinuncia” del suo spirito combattivo. Non gli “basta” d’aver compiuto i loro marci e malati “requisiti legali”, ma vogliono assolutamente TUTTO!!! Questa è la conclusione a cui si arriva dopo aver letto il “Ricorso in Appello” presentato dal suo avvocato Bernard Rambert relativo alla scarcerazione (libertà condizionale) che sarebbe dovuta avverarsi lo scorso 7 maggio, dopo aver compiuto 2/3 della condanna massima contemplata in quel paese. Fatto è che Marco è detenuto interrottamente da 21 anni, da quando venne arrestato in Italia il 5 novembre 1991 (dopo 10 anni di “ricerca e cattura” a seguito della fuga dal carcere di Poschwies nel 1981) ed essere stato incarcerato (dopo aver scontato la pena in Italia) nel 2001 nel paese elvetico…

Nonostante tutti i “requisiti legali” (ometterò qui quelli meramente “umanitari”) per la sua libertà condizionale, necessità, come sembra del “nulla osta” dei cosiddetti “servizi sociali”, e questo è quello che i cosiddetti “servizi” hanno scritto del nostro compagno Marco.

Cito testualmente:

– Rifuta di confrontarsi col proprio passato

– Rifiuta di accettare “appoggio psicologico”

– Si mostra “non collaborante” – Continua a mantenere “contatto politico con i compagni di ideologia”

– Rifiuta di “allontanarsi dalla sua visione del mondo” e che (per quanto menzionato sopra) si “prevede” un “elevato rischio” di ricaduta nello specifico di “delitti” di “omicidio”, “lesioni”, “attentati esplosivi e/o distruzione di strutture pubbliche”… Continua a leggere

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Deportazione di massa dei detenuti Alta Sicurezza in Sardegna

riceviamo e pubblichiamo

C’è una voce che sta circolando con grande insistenza in questi giorni.

E sembra molto più di una voce.

Anche perchè si collega ad altri dati e fonti.

Detto in breve.

Il trasferimento di massa dei detenuti Alta Sicurezza in Sardegna.

Consideriamo alcuni dati. Lo smantellamento avvenuto questa estate della sezione Alta Sicurezza 1 del carcere di Spoleto, con lo sballottamento di molti detenuti in varie carceri d’Italia, come tanti pacchi postali.. e tra questi trasferimenti, non pochi finiti a in Sardegna, nello squallido carcere di Badu e Carros, a Nuoro (Salvatore Pulvirenti, Marcello dell’Anna, Domenico Papalia..).

A questo aggiungiamo voci sullo smantellamento della sezione Alta Sicurezza di Padova, e vi sono inquietudini anche su quella di Catanzaro.

In questa ottica si può comprendere questa citazione, apparsa sulla “Nuova Sardegna” del diciotto ottobre, e citata dallo stesso Carmelo Musumeci, nel testo che leggerete tra poco:

“- (…) Sono gli AS3 (alta sorveglianza) coloro che dovrebbero invece occupare le celle che si stanno aprendo nell’isola: 150 a Tempio–Nucnis, 350 a Sassari-Bancali (con due sezioni AS2 e con reparto AS1) 180 posti a Massama (AS2 e 3) e 650 posti a Uta (AS1, AS2, e AS3) (…)”.

Sembra esservi quindi un chiaro progetto di DEPORTAZIONE dei detenuti Alta Sicurezza in Sardegna.

Un altro elemento potrebbe essere emblematico. Il 13 novembre del 2012 appare sul Corriere della Sera la notizia dell’imminente trasferimento di 300 detenuti 41 bis in Sardegna. Notizia che sembra confermata anche da altre fonti.

Per “analogia” questa vicenda dei detenuti 41 bis potrebbe fare ipotizzare, una vera DEPORTAZIONE DI MASSA di tutti i detenuti considerati.. diciamo.. “alto livello di pericolosità” in Italia. Una deportazione in Sardegna, isola da trasformare, nelle raffinate e sottilissime (talmente sottili che si rischia di non vedere proprio la materia cerebrale), di chi sovrintenderebbe a un progetto del genere, in una sorta di nuovo colonia penale. Ipotesi non solo balorda e inqualificabile a prescindere. Ma, nel caso degli Alta Sicurezza, si scontra anche col fatto che alcuni di questi detenuti, nonostante l’appellativo magniloquente, sono persone in  carcere anche da più di venti anni, molte di esse ormai lontanissime da ogni circuito criminale. Persone queste che, spesso, hanno intrapreso un lungo e difficile percorso di recupero e risocializzazione. Un percorso dove qualche opportunità è stata loro offerta.

E adesso.. tutti in Sardegna? Continua a leggere

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