Deportazione di massa dei detenuti Alta Sicurezza in Sardegna

riceviamo e pubblichiamo

C’è una voce che sta circolando con grande insistenza in questi giorni.

E sembra molto più di una voce.

Anche perchè si collega ad altri dati e fonti.

Detto in breve.

Il trasferimento di massa dei detenuti Alta Sicurezza in Sardegna.

Consideriamo alcuni dati. Lo smantellamento avvenuto questa estate della sezione Alta Sicurezza 1 del carcere di Spoleto, con lo sballottamento di molti detenuti in varie carceri d’Italia, come tanti pacchi postali.. e tra questi trasferimenti, non pochi finiti a in Sardegna, nello squallido carcere di Badu e Carros, a Nuoro (Salvatore Pulvirenti, Marcello dell’Anna, Domenico Papalia..).

A questo aggiungiamo voci sullo smantellamento della sezione Alta Sicurezza di Padova, e vi sono inquietudini anche su quella di Catanzaro.

In questa ottica si può comprendere questa citazione, apparsa sulla “Nuova Sardegna” del diciotto ottobre, e citata dallo stesso Carmelo Musumeci, nel testo che leggerete tra poco:

“- (…) Sono gli AS3 (alta sorveglianza) coloro che dovrebbero invece occupare le celle che si stanno aprendo nell’isola: 150 a Tempio–Nucnis, 350 a Sassari-Bancali (con due sezioni AS2 e con reparto AS1) 180 posti a Massama (AS2 e 3) e 650 posti a Uta (AS1, AS2, e AS3) (…)”.

Sembra esservi quindi un chiaro progetto di DEPORTAZIONE dei detenuti Alta Sicurezza in Sardegna.

Un altro elemento potrebbe essere emblematico. Il 13 novembre del 2012 appare sul Corriere della Sera la notizia dell’imminente trasferimento di 300 detenuti 41 bis in Sardegna. Notizia che sembra confermata anche da altre fonti.

Per “analogia” questa vicenda dei detenuti 41 bis potrebbe fare ipotizzare, una vera DEPORTAZIONE DI MASSA di tutti i detenuti considerati.. diciamo.. “alto livello di pericolosità” in Italia. Una deportazione in Sardegna, isola da trasformare, nelle raffinate e sottilissime (talmente sottili che si rischia di non vedere proprio la materia cerebrale), di chi sovrintenderebbe a un progetto del genere, in una sorta di nuovo colonia penale. Ipotesi non solo balorda e inqualificabile a prescindere. Ma, nel caso degli Alta Sicurezza, si scontra anche col fatto che alcuni di questi detenuti, nonostante l’appellativo magniloquente, sono persone in  carcere anche da più di venti anni, molte di esse ormai lontanissime da ogni circuito criminale. Persone queste che, spesso, hanno intrapreso un lungo e difficile percorso di recupero e risocializzazione. Un percorso dove qualche opportunità è stata loro offerta.

E adesso.. tutti in Sardegna?

I .. malpensanti?.. immaginano che le nuove sezioni..saranno gestiti in maniera particolarmente “rigorosa”. Del resto possiamo vantare in Italia quel luogo di tortura che è stato il carcere di massima di sicurezza dell’isola de L’Asinara (in Sardegna) che – insieme all’altra isola di Pianosa (in Toscana)- furoreggiò negli anni novanta. Forse qualcuno pensa di rinnovare i fasti di quei tempi di stupro del diritto?

Adesso concentriamoci sugli Alta Sicurezza.

Anche se le nuove sezioni Alta Sicurezza in Sardegna, fossero organizzate e gestite all’insegna del pieno rispetto dei diritti umani e con la presenza di corsi e servizi adeguati di trattamento (ipotesi che dire remota sarebbe un eufemismo), è il progetto in sé che è assolutamente inaccettabile.

Il problema partirebbe da lontano, dalla legittimità stessa del circuito “Alta Sicurezza”. La Corte Europea censurò, infatti, nel 2009, questo l’esistenza del regime E.I.V.  (Musumeci contro Italia,  ricorso n. 33695/96). Allora, si procedette a creare il regime A.S.1, dove, rispetto al precedente E.I.V., sembra essere cambiato poco, oltre al nome.

Ma al di là di questo, la stessa idea di trasferimento di massa di massa di detenuti, qualunque sia il loro circuito, è delirante, perché non considera il singolo detenuto, come essere umano da valutare nella sua integrità, nei suoi diritti, nel suo agire, in relazione anche al pregresso trattamento. No, considera il detenuto.. come essere anonimo, senza volto e senza storia, semplice bullone di un cesto di bulloni da buttare nel cesso. Conta il cesto, il marcio.. 41 bis.. Alta Sicurezza, o quale diavolo sia.. conta il timbro, l’etichetta, il vestito giallo che distingue i pericoli “ad vitam” dagli altri. Chi ha il marchio è un gregge, dove l’individualità scompare, per esigenze di aritmetica sicuritaria.

Nel momento in cui invece di vedere il singolo detenuto vedo la “specie” in cui l’ho inserito, il ghetto in cui l’ho collocato, tradisco tutto ciò che ha sempre significato la parola trattamento, tutto ciò che ha sempre significato la parola.. risocializzazione. Tutto ciò che ha sempre significato la parola Costituzione.

E violo, così, oltre alla Costituzione precise disposizioni normative che chiedono che venga tenuto conto dei legami famigliari del detenuto ((“Nel disporre i trasferimenti deve essere favorito il criterio di destinare i soggetti in istituti prossimi alla residenza della famiglia”art.42 O.P.) e del trattamento formativo (“ Sono evitati in quanto possibile i trasferimenti ad altri istituti dei detenuti ed internati impegnati nei corsi, anche se destinati da esigenze di sovraffollamento, e qualunque intervento che possa interrompere la partecipazione a tale attività” art. 42 R.E.), oltre ad altre disposizioni.

Ma l’illegalità ormai è sovrana in un Paese come l’Italia. In ogni campo e ad ogni livello.

In fin dei conti, cosa sarebbe mai una ipotesi del genere?

Non si tratta di feccia?

Chi se ne frega se queste persone seguivano dei corsi, se avevano, con fatica, intrapreso un percorso.. se i famigliari, con mille sacrifici andavano a trovarli e se in Sardegna (molti di essi) non potranno andare a trovarli più?

Chi se ne frega?

Come diceva Guccini in “Piccola storia ignobile”… “I politici hanno ben altro a cui pensare…”.

Vi lascio a un testo di Carmelo Musumeci.. proprio su questa vicenda.

Questa volta dico no, parola di uomo ombra

“Il carcere serve solo a ingenerare odio, brama di godimenti proibiti e nefasta leggerezza. Succhia la linfa vitale dall’uomo, snerva la sua anima, la infiacchisce, la intimidisce e poi presenta una mummia moralmente inaridita e inebetita, come modello di ravvedimento e pentimento.” (F.D. Dostoevskij)

Sono sedici anni su ventuno che sono sottoposto al regime/circuito AS1 (ex E.I.V.).

Contro questo regime ho vinto anche un ricorso alla Corte europea, (Musumeci contro Italia,  ricorso n. 33695/96) ma certi  funzionari con la malvagia e truffaldina intelligenza che li distingue, con la circolare (3619/6069) del 21 aprile del 2009,  hanno cambiato il nome al circuito/regime E.I.V.  con  quello AS1,  lasciando per il resto le cose come stavano.

Questa estate ho subito un trasferimento a causa della rottamazione della sezione AS1 del carcere di Spoleto, interrompendo un trattamento positivo di recupero sociale, didattico e lavorativo.

Trasferimento ordinato dai funzionari del DAP che hanno assegnato e trasferito i detenuti in carceri lontani violando la legge (“Nel disporre i trasferimenti deve essere favorito il criterio di destinare i soggetti in istituti prossimi alla residenza della famiglia”art.42 O.P.), il regolamento di esecuzione (“Nei trasferimenti per motivi diversi da quelli di giustizia o di sicurezza si tiene conto delle richieste espresse dai detenuti e dagli internati in ordine alla destinazione“,“ Sono evitati in quanto possibile i trasferimenti ad altri istituti dei detenuti ed internati impegnati nei corsi, anche se destinati da esigenze di sovraffollamento, e qualunque intervento che possa interrompere la partecipazione a tale attività” artt. 83 R.E. e  42 R.E.).

Appena sono arrivato in questo carcere di Padova, mi sono iscritto all’Università di Padova al Corso di laurea in Filosofia (numero di matricola1057100) e sono stato inserito alla Redazione di Ristretti Orizzonti dell’Istituto.

Nel giornale la Nuova Sardegna del 18 ottobre 2012 testualmente si legge:

– (…) Sono gli AS3 (alta sorveglianza) coloro che dovrebbero invece occupare le celle che si stanno aprendo nell’isola: 150 a Tempio–Nucnis, 350 a Sassari-Bancali (con due sezioni AS2 e con reparto AS1) 180 posti a Massama (AS2 e 3) e 650 posti a Uta (AS1, AS2, e AS3) (…)”.

Prendendo per buona l’apertura di queste due nuove sezioni AS1 in Sardegna da riempire di carne umana, e delle voci di corridoio della chiusura della sezione AS1 di Padova e sapendo che i  funzionari del DAP non rispettano la Costituzione, la legge, i principi e i regolamenti interni e sovranazionali, questa volta dico no, parola di uomo ombra, a qualsiasi trasferimento fuorilegge.

Faccio anche presente a quei funzionari del DAP che non rispettano la legge che io stesso ho chiesto la revoca della liberazione anticipata al Tribunale di Sorveglianza di Perugia (ordinanza del 6/09/2012 ) che mi è stata concessa,  perché si tratta di una concessione inutile in quanto mi trovo in espiazione di pena per reati ostativi all’ottenimento di qualsiasi beneficio penitenziario.

E, quindi, considerando che ho l’ergastolo ostativo e che devo morire in carcere ho il vantaggio di non essere ricattabile e posso permettermi il lusso di ribellarmi e difendermi da quei funzionari del DAP che non rispettano la legge.

Lo giuro, questa volta mi opporrò, con resistenza passiva con fermate ai passeggi, nei corridoi e nei locali, dove sarò spostato durante la vita quotidiana nell’istituto.

E non posso che vincere perché non ho più nulla da perdere.

Carmelo Musumeci

Carcere di Padova novembre 2012

(fonte urla dal silenzio)

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