report dalla giornata di lotta contro Fornero, Profumo e la von der Leyen a Napoli, 12 novembre 2012

riceviamo e diffondiamo:

Un report dalla giornata di lotta contro Fornero, Profumo e la von der Leyen a Napoli, 12 novembre 2012.


La mobilitazione nasce come momento di opposizione alla presenza dei ministri italiani Fornero e Profumo e del ministro del Lavoro tedesco Ursula von der Leyen nell’ambito di un vertice intereuropeo sulle politiche per l’inserimento dei giovani nel mondo dello sfruttamento. Ligi uomini di Stato, ancor di più nel momento in cui sono chiamati a governare come “tecnici super partes”, Fornero e Profumo sono due tra i più attivi membri del governo Monti, principali promotori delle riforme del lavoro, della scuola e del welfare. In particolare, la Fornero lavora con devozione a riforme capaci (se possibile) di rendere ancora più di merda il merdaceo mondo del lavoro più o meno salariato, eliminando inoltre quei pochissimi diritti che (gioverà ricordarlo) non sono stati concessi dalla bontà dello Stato, ma da anni di lotte durissime e determinate. Di seguito un report della giornata.

Il punto di partenza è Piazza San Vitale, in zona Fuorigrotta. Sono impegnate molte realtà dei movimenti sociali campani che, con tutte le loro contraddizioni e divergenze, sono riuscite per lo meno a convergere su una data come questa (eviterò di dare giudizi sull’una e sull’altra sigla, anche perché non interessa a nessuno: voglio solo specificare che ho partecipato alla giornata di lotta come anarchico). Partenza programmata per le 11:00 nella convocazione, di fatto ci si muove verso le 13:00.

Ore 14:00 ca. : il corteo arriva in zona Mostra protetto da scudi in plexiglass. Appena vicini alle forze dell’ordine, mobilitate in gran quantità (è stata impegnata l’intera Questura di Napoli!), alcun@ compagn@, evidentemente ostili alle autorità, cominciano a lanciare petardi e sanpietrini in loro direzione. Dopo pochi secondi la barriera di plexiglass si scontra con la polizia; qualche sbirro comincia a farsi male e la moto di una vigilessa “di passaggio” viene colpita e affondata. Non ci vuole molto perché cominci il gioco sporco dei lacrimogeni, lanciati in quantità industriale sin dal primo momento della battaglia. Una parte del corteo si rifugia nel Politecnico: la polizia li blocca e gli impedisce di uscire, tentando addirittura di entrare nell’edificio. Già nel bel mezzo degli scontri le voci al megafono chiederanno l’immediata liberazione di quelli che diventano dei veri e propri ostaggi.

Il corteo arretra, ma non fugge: si formano le prime barricate con cestini e cassonetti, uno dei quali viene dato alle fiamme. Più avanti i/le compagn@ continuano gli scontri con lanci, nelle retrovie si spremono limoni per alleviare gli effetti dei lacrimogeni, che vengono lanciati in ogni modo possibile, dai tetti come ad altezza d’uomo (un compagno è stato pesantemente colpito in piena faccia da un lacrimogeno lanciatogli contro da 5 metri di distanza). Il grosso del corteo si disperde ma c’è ancora chi lotta: la rabbia si anima ancora di più quando spunta una nuova camionetta, che viene subito bersagliata di oggetti.

Alla fine degli scontri (qui riporto dati ripresi dai media di regime, che ho letto durante la fase di ritorno) il bilancio è di 5 feriti tra le forze dell’ordine, uno dei quali è un carabiniere.

Il corteo si ricompatta poco sopra Piazza San Vitale e riprende a muoversi verso la zona centrale della città. A Piazza Plebiscito si registra un momento di amenità generale quando il corteo incappa in una parata dei militari, subito attaccati verbalmente e con cori militaristi per una buona decina di minuti.

un anarchico che c’era

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