La notte del 6 aprile alle 3.32 un
sisma di forte intensità devasta l’Abruzzo centrale. Si conteranno
centinaia di morti e migliaia tra sfollati e feriti. I soccorsi
governativi impiegheranno ore per arrivare e dispiegarsi in aiuto
della popolazione abruzzese. Il primo vero atto della “macchina
della solidarietà” governativa sarà chiudere le vie di accesso
per arrivare nei luoghi disastrati. Per giorni interi i soccorritori
penseranno più a mettere il cappello su qualsiasi iniziativa di
“solidarietà” con i terremotati che a prestare realmente
soccorso. Infatti i pazienti sfollati dell’ospedale crollato
rimarranno parecchie notti di fila a dormire in strada. Di storie
come queste ce ne sono tantissime. Ciò nonostante i mezzi di
disinformazione paragovernativi batteranno sulla celerità dei
soccorritori e sulle capacità organizzative dei vari enti di aiuto.
Ma fino a qui niente di nuovo.
In questo paese la prassi del disastro
annunciato con la relativa beatificazione degli enti di soccorso
autorizzato è una regola. Il secondo atto degli enti soccorritori,
con in testa l’onnipresente Protezione Civile di Guido Bertolaso,
sarà lo scoraggiare qualunque forma di aiuto e soccorso da parte dei
gruppi di volontari che da ovunque accorrono sui luoghi devastati.
Alcuni dei volontari hanno riferito di essere stati utilizzati per
fare cose di massima inutilità.
Di fatto sono stati estromessi dalla
possibilità di prestare realmente aiuto agli sfollati. Con un
decreto legge fatto ad hoc nei giorni successivi al sisma, il
governo, con l’avallo di tutta l’opposizione, conferisce alla
protezione civile il comando di tutta l’operazione di soccorso ai
terremotati. La Protezione Civile, di fatto, avrà pieni poteri anche
sulle forze dell’ordine. Le immagini dei carabinieri sui blindati
in tenuta da battaglia le abbiamo viste tutti. Pochi però si sono
domandati a cosa serve la fanteria motorizzata dell’Arma in un
luogo totalmente devastato da un terremoto. E a mezzo stampa il
governo e la protezione civile giustificheranno il massiccio impiego
di sbirri per fermare branchi di sciacalli pronti a setacciare le
macerie. Ovviamente le orde di sciacalli non si sono viste da nessuna
parte. Sono spuntati invece su tutto il territorio interessato dal
sisma 180 campi di accoglienza per gli sfollati. La popolazione
scampata ai disastri verrà rinchiusa in questi campi di “moderna”
concezione gestiti dalla protezione civile e difesi dalle forze
dell’ordine. Come potrete leggere più avanti dai racconti degli
internati, nei campi è vietato fare alcune cose come chiacchierare
in più di quattro persone per volta o consumare caffè, alcolici e
cioccolata. Il semplice gesto di andare in bagno o fare una doccia da
soli è impossibile. Ci sono dei funzionari della protezione civile
che controllano ogni passo della gente. Per circolare liberamente nei
campi la popolazione deve avere dei braccialetti di riconoscimento ed
è di fatto vietato l’ingresso a parenti o amici senza
l’autorizzazione dell’ufficio della protezione civile presente in
ogni campo. Non è permesso nemmeno distribuire un volantino. Non è
possibile cucinarsi ed i pasti sono standardizzati ad una dieta
povera di proteine e di fatto poco energetica. Praticamente più che
campi d’accoglienza si parla di asili nido per terremotati dove la
popolazione non è ritenuta in grado di provvedere da sé alle
necessità quotidiane. Questo processo di infantilizzazione della
gente nasconde però, un preciso disegno del governo di controllo e
gestione totali del territorio e della sua popolazione. Un disegno
che qui in Campania è stato abbozzato con la militarizzazione degli
impianti di CDR (combustibile da rifiuti, per intenderci dove si
fanno le ecoballe), e con la successiva invasione di militari per le
strade delle città italiane.
Tutti questi dati indicano che
l’interesse reale dei governi, con la scusa della sicurezza, è
quello di abituare la popolazione ad essere spossessata di sempre
maggiori spazi di socialità come strade o luoghi di aggregazione non
mediate da alcuna forma di autorità. Queste operazioni di controllo
vorrebbero nascondere la paura che lo stato ha quando le
contraddizioni presenti in questo sistema di sfruttamento diventano
più chiare a sempre maggiori parti di popolazione sfruttata. Le
svolte autoritarie si hanno quando chi ha il potere sente che gli sta
scappando di mano. Ecco perché stiamo assistendo a livello sociale
ad un inasprimento del sistema repressivo: forze di controllo e
telecamere dappertutto non danno affatto più sicurezza, ma difendono
solo gli interessi e le proprietà di chi ci sfrutta.
Chi è disposto a svendere un po’
della propria libertà in cambio di un po’ di sicurezza non merita
la prima e non ottiene la seconda.
Anarchiche e anarchici a Napoli
[distribuito a napoli il 10/07/2009]